giovedì 25 giugno 2009

A volte è difficile, così difficile andare avanti.
Ci sono altre cose oltre a quelle che non capiremo mai, quelle che capiamo perfettamente e ci fanno soffrire, quelle che non ci permettono di alzarci felici e altre che ci farebbero restare a letto fino a quando sentiamo la voce di mamma che ci chiama.
Ma mia madre soffre di demenza senile e la sua voce è flebile e da anni vaga in un limbo senza ragione né dolore che non ha eco nella nostra dimensione.
Altre voci, altre parole, altri gesti e segni invece, hanno un peso insopportabile e i latori di quest'ultimi a volte, non se ne rendono nemmeno conto.
Non mi chiudo, non smetto di amare, non cedo al dolore e seppure senza forze, spingo gli angoli della bocca verso l'alto.
Cosa più difficile col cuore, ciò non toglie che continuerò a farlo.

Converge, Last Light.

I need you to be the strength of widows and soul survivors.

I need you to be as fearless as new mothers and new fathers.

I need you to be the hope of hearts who lost true love,

I need you to be the might of their first kiss.

I need a purpose and I need a reason,

I need to know that there is trophy and meaning

to all that we lose and all we fight for,

to all our loves and our wars.

Keep breathing,

keep living,

keep searching,

keep pushing on,

keep bleeding,

keep healing,

keep fading,

keep shining on.

This is for the hearts still beating.


Claudio


XXX

domenica 21 giugno 2009

Torno dalla presentazione di un libro in un'associazione nei pressi di Piazza Vittorio con la mia fida Norma, la bulla più sorda di Roma.
Continuo a chiedermi perché ci sono andato. Dopo l'orticaria da libri di Coelho, le bolle per le varie Profezie Celestine o Azzurrugginite, la nausea causata da Guerrieri Luminosi e Sentieri Meravigliosi, perché ci sono andato? Norma l'ho portata con me in quanto femmina e sorda, quindi senza il minimo rischio di esplosioni gonadali, per lei soltanto una bella passeggiata nel quartiere più meltinpot di Roma, in mezzo ai negozi di cineserie vuoti, l'ineffabile MAS, fast bollyfood e svampe di curry, cumino e ascelle pezzate.
Arriviamo al luogo della presentazione e all'ingresso, lunghi vestiti di lino bianco, grandi sorrisi e soldi, soldi, soldi, tanti soldi nelle saccocce di tutti i tipi dell'organizzazione. Gioielli d'oro bianco e opali di fuoco, platino e sussurfonide pompeiana alle orecchie di bellissime donne, splendide nella loro bellezza di donne che non hanno mai fatto un cazzo nella vita tranne occuparsi della loro fortunata bellezza, come diceva mia madre. E come ha reagito l'imbecille alla loro vista? Scodinzolando parossisticamente e gettandosi sotto i loro gonnoni e verso le loro profumate patate. Che tristezza. Ovviamente ho rosicato di non poterlo fare.
Ma appena è salito sul palco l'ennesimo e prevedibile clone Eckhartolliano (Topo Gigio), lei ha cominciato a ringhiare e ad abbaiargli contro manco fosse stato padre Cantonetti. Che se era cinese era padre Cantonese. Poi un giorno vi racconto la storia di padre Cantonetti e suo figlio. O l'ho già raccontata su Lies Irae, boh, chi si ricorda. Insomma.
Per farla tacere le dò una stecca in testa che provoca sdegno e sguardi allibiti, vengo quasi cacciato fuori per maltrattamento ad animali (se solo sapessero...) e, in quanto troppo interessato e prono all'imminente vessazione, mi scuso per il gesto con un Viet-Nam-myumyu-renge-kyo e due battute su Shiva e quella scaja di Parvati per le quali ricevo il consiglio di mettermi seduto a braccia conserte e produrmi nel Gioco Del Silenzio.
Una tragedia. Sfoghi urticanti ovunque, irritazione sotto-palpebrale, infiammazione della prostata, prostrazione dello scroto, secchezza delle fauci e vacuità dello sguardo. Superfetazione ossimorica e slogamento della mandibola da eccessiva esposizione al nulla cosmico. Perché? Perché...?
Preso dai miei pensieri, sulla strada del ritorno, a via Conteverde quasi non mi accorgo di un sikh col turbante e la maglietta della Roma col numero dieci. Bisogna badare ai segni, tenere gli occhi aperti, non lasciarsi scappare i prodromi del cambiamento! Norma si accuccia e piscia. Come faccio a sapere che era un sikh? Aveva l'aria decisamente malata.
Continuo a camminare e davanti il cinema Royal la nana bianca si ferma a fissare un bambinetto di dieci, dodici anni con un trolley pieno di libri e un cacatua appollaiato sul manico di quest'ultimo. La maestra l'avrà apostrofato per il suo modo di ripetere la lezione? Negli occhi della mia cana leggo l'invidia per uno spuntino che non potrà fare.
Un barbone con la parrucca ci saluta con un sorriso pieno di denti di faggio, seduto al tavolino del bar di piazza Tuscolo, intorno a lui due vigili con un fazzoletto sul naso e un barista sdraiato a terra, incosciente. Raccolgo gli stronzetti di Norma con una bustina rubata al bookshop di Palazzo Venezia e mi chiedo come madonna fa a farla sempre nel posto sbagliato e con almeno dieci persone intorno quando devo imbustare gli escrementi. Mi odia, forse? Poi guardo il barbone scagliare la dentiera contro una vigilessa e capisco che anche questo è un segno. E molto simbolico, devo dire.
A via Britannia una suora parla del cuoco Tony con un signore di una certa età col mallett chiamandolo "quel bell'uomo". La sorda tira come un'ossessa verso una bottiglietta che il vento muove. Cerco di dimenticare l'orrido taglio di capelli del tipo e strattono il mostriciattolo per evitare che si distrugga le gengive con l'improvvisato giocarello. L'incarnazione dell'antintelligenza pensa ch'io voglia giocare e mi morde una scarpa. Muore in trenta nanosecondi e risorge a piazza Zama, dov'è morta Astarte.
Mi guarda e dice:
" Non ci si capisce più un cazzo, Claudio".
La abbraccio commosso e penso che sia la prima cosa sensata ascoltata oggi.

Claudio

Capolavoro dell'hip hop italiano.


Dj Skizo e Dj Gruff, che meraviglia.
Adoro come fila il testo.
Grande base ma il testo è spettacolare.

Claudio


sabato 13 giugno 2009

Ho dei piedi molto grandi.
Sono uno e sessantatré e porto quarantatré di scarpe. Se muoio resto in piedi. I miei amici me ne dicono di tutti i colori, dal volermi regalare una bara sagomata al darmi dell'hobbit. E a volte mi chiedono come sia possibile che con un naso simile e questi piedi enormi poi abbia un così piccolo... mi vogliono bene.
Ieri sono tornato a casa e ho trovato Norma a dormire sotto il tavolo.
Come ogni bravo rigazzetto romano porto già le infradito. Sfilatane una, ho svegliato la cana carezzandole la testa con un piedone.
Aprendo un occhio, la mia bulla ha sbuffato dalle enormi froge e dopo essersi issata stancamente sulle zampe davanti ha detto:
"Non è tanto per il cattivo odore o l'unghia dell'alluce tagliata male, quanto per la tua stupidità. Se ti avessi scambiato per Bilbo intenzionato a rubare l'anello del mio padrone ti avrei potuto uccidere, sciocco hobbit!"
Nella scarpiera Monica ha lasciato qualche paio di scarpe. Le sue Vans mi stanno strette ma mi ci abituerò. Novello geisho, mi aggiro dolente per casa. Norma mi guarda, scuote la testa e si rimette a dormire sotto il tavolo.
Sono le sedici, il sole picchia e non tira un filo d'aria. Decido di andare a fare un giro in bicicletta per festeggiare la mia nuova identità.
Le scarpe sono così strette che non riesco a spingere sui pedali. Sudo come un muflone afgano, sono talmente rosso in faccia che dei pischelli in Scarabeo scoppiano a ridere appena mi vedono e gridano commenti osceni sul mio nasone e i miei piedini di fata. Torno a casa.
Mi butto sotto la doccia e mi massaggio le livide appendici. Odio le geishe, gli hobbit, l'Aprilia e il mondo intero. Odio anche Norma che imperterrita continua a dormire.
La sveglio con un calcione e lei scappa sotto il letto.
Mi tolgo l'accappatoio e mi sdraio sotto il tavolo.
Sogno un enorme scarabeo rinoceronte che mi vola sulla testa, il suo ronzio è più assordante della chitarra di Kurt Ballou. Quando atterra, a un paio di metri da me, mi accorgo che è una femmina. Da cosa? Le scarpe che porta sono delle School Girl Mary Jane del catalogo di Emily The Strange. Mi si avvicina e con voce spezzata dice:
"Claudino, ti prego, toglimi le scarpe! Quell'idiota di Dindaro me le ha comprate due numeri più piccole e povera me, per amore me le son messe. Quando volo non mi danno fastidio ma quando cammino...! Ti prego, toglimele, non ce la faccio più!!!"
Con molta attenzione la libero di quegli amorosi stivaletti malesi e a fine tortura mi abbraccia felice, apre le sue iridescenti ali e prendiamo il volo.
Ci innalziamo cantando a squarciagola "Essere donna oggi", e una volta superata la ionosfera, ci baciamo.
Mi risveglio sotto il tavolo, accanto alla nana bianca che mi lecca la faccia. Mi ha perdonato.
I piedi non mi dolgono più, ma ho sformato le scarpe della mia ex che immagino sformerà la mia faccia appena se ne accorgerà.

Claudio

martedì 2 giugno 2009

Non so come spiegarlo ma all'improvviso nel maletiempo lo sguardo di una donna mi ha cercato nel retrovisore della sua auto e quel Claudio che dentro sopiva ha sorriso sapido e rapido è corso in direzione, in primo piano e ora è lui al volante. Basta esitare, ora osa, Come L'Acqua Un Dì Io Osai, dice Glauco, ma non ho osato mai finora, e ora è tempo, prima che sia tardi e scenda in cantina su dal primo piano, anche se è là, oltre a casa tua, che tieni il vino buono. 
Allarga il sorriso, Cla', cessa le ostilità col mondo, non sei il Maestro Kaos, scendi dall'albero e accetta la tua identità, non sei nemmeno Kung Fu Panda, mettiti in branda e riposa, quella donna t'ha guardato e le si è illuminato il viso, capito? E' tempo di tirare su le maniche e non di stare a guardare, esci dal pozzo, è comodo ma puzza e là dentro Everything Is NOT Gonna Be Allright, Claudino. E manco sei Alfredino, idiota, se vuoi sguazzare vattene al mare e lasciati la maglietta, altrimenti Achab si potrebbe risentire.

Claudio