C'è un fantasma innamorato. E' il fantasma di un amore. In Shade c'è il fantasma di una amata, amata male, di un amore disperato, delirante, devoto e devastante. Fino alla fine. Usque Ad Finem. Se ne può uscire, tranquille o in malo modo ma quel che resta è il dolore di un amore che non ha raggiunto la maggiore età, che non ha superato la scelta, il potere decisionale lo ha cassato.
Stasera nei miei occhi ci sono i miei palmi, nelle mie orecchie i salmi dei Chariot, sulla mia pelle la sabbia di Arrakis e Norma ai miei piedi continua a implorarmi di non cedere e continuare a scrivere, per lei è importante, non potendo sentire.
Le foto di S. ancora disturbano la mia quiete. A casa ho la foto di una donna da bambina e una cana che sarebbe diventato la sua compagna di una vita, a me è questo che manca. Ma Norma spinge, insiste, con la testa tra le mie gambe mi rende chiaro che lei, lei non mi farà mai male e io non posso ignorarlo.
Ho accanto la forza di chi amo e l'amore di chi non ricorda nemmeno il mio nome ma i suoi occhi brillano quando mi vede, il mio male è solo il disagio di una testa di cazzo.
Pepper mi porta un Negroni e mi tranquillizza, non intende darmelo in testa. Fortunatamente non c'è Lex nei pressi e l'Ale, in combutta con G-Mai, mi incanta con le sue chiacchiere e mi ciula il bicchiere, dandosi al volo per smezzarselo con l'amichetta free climber, novella Amelì. Quante cose non capisco.
Dall'Hotel Ushuaia una cecchina con una carabina mi indica una cabina dove una fatina con la testina china osserva la vita minuscola di un onisco dispiegarsi in mille piedi dorati.
Elle mi carezza il capoccione e mi spiega che poche persone al mondo riescono a resistere alle lusinghe delle sirene ma Fossati a volte, e solo, con un last minute è riuscito a raggiungere paesi dove un vestito preso a Berlino, in una strada che faticava a ricordare, ha convinto cuori a riprendere a battere e fiori a dischiudersi. Fiori intorno ai quali ronza api, con fare tranquillo e operoso.
Daniele, se domani morrò, avrò scritto The Gallows Maker. Per me basta.
Glauco, semmai fosse, non mi hai mai dato che gioie. Ti prego, lascia Norma a Esmeralda, è l'unica che potrà curarsi di lei.
Raffaella. Che cazzo ti dico? Non ci fossi stata negli ultimi mesi, sarei morto affogato in una bottiglia di Mezcal, anche solo per fare due chiacchiere con lo Shai Hulud. Luz mi ha detto di stare molto attento, a volte i vermi mentono. E noi vermi lo sappiamo bene. Klauser, lo sai che porto solo polo, ma una grigia con su scritto Le Orme del Verme penso che la metterei. Sui miei tatuaggi non di stoffa.
A Belluno una bellona mi ha reso più facile la vita, dividendo con me momenti splendidi e altri pesanti, difficili, carichi di vento caldo foriero di disgrazie e madonne e padreterni infami, fragili costruzioni immobili e labirinti di calore per un ominotauro che da anni cerca la via d'uscita ma sempre al centro torna, in se stesso, nel sé, nel suo "se" perenne.
E se, ma se incontrassi mai Paul Reed Smith, lo convincerei a chiedere l'endorsement a Marcello che, sono certo, guardando il piccolo Grilletto della Carabina di Mitia, in perfetto torinese esclamerebbe "ma che te sei bbevuto er cervello, frate'?".
Dada.
Poco ho da dirti, se siamo tutti qui è perché a certe mancanze, scomparse e non comparse, anche se Pasolini dava un valore a chi era nell'inquadratura anche se non recitava, e Orson Welles ci ha insegnato che chi non si vede fa si che si veda chi si deve vedere, ed è per questo che non ci sono mie foto, non ne voglio mezzo, e sarebbe meglio non esistere e far vivere anche chi non c'è. Mi sono perso, Dada, questa frase non ha fine. Non c'è fine. Di nuovo, fino alla fine.
Luigia e Silvano, S. ci ha fatto una foto mentre con Silvia e Simone mangiamo il gelato del San Crispino. Io ho la mia solita faccia, di quello che non capisce perché debba pagare così tanto per un gelato che sì, è buono, ma c'avete pure da rompe' li cojoni perché le cialde nun ze trovano senza conservanti e 'sti cazzi!
S. se la ride e mentre un demone lupo tenta di mangiarsi la pecora-drago, Pinolo lo prende per la coda e lo sbatte tra le forti braccia di Giacchettone che lo sfracagna e lo riduce a un fagottello di stracci. Sarebbe piaciuto a Jacob Frank.
Ci sono cose che non riuscirò a capire mai, perché sono solo un coglione, come diceva Giovannino, però sono sempre stato serio, anche nelle mie cazzate, e quando Valeria diceva che ero un narcisista, solo per la sua bellezza non ho detto quello che pensavo, le proiezioni a volte sono inconsce, "segni sui polsi affermano che sono sbagli" e se sei ancora vivo o ringrazi o aspetti la prossima caduta.
La vita vuole vivere. Io voglio vivere e stare bene, meglio di adesso.
Monica, sai quanto ti devo e che cosa preziosa sei e rimarrai, ma ti chiedo un'ultima grazia. Sognami felice, ci metterò meno a elaborare il bello senza doverlo ricoprire di ciò che non andava.
Diamo un senso a questa separazione, usciamone accresciuti nella coscienza e nell'amore.
Bruciare di vita è abbracciare i cambiamenti, la sofferenza è solo un effetto collaterale e per fortuna temporaneo, lo scotto di una coscienza aperta e non doma, capace di assorbire terribili colpi pur di arrivare a uno stato che manco quelli alterati di Ken Russell.
Questa è per voi, per chi c'è e per me resta.
Se manca qualcuno prendetevela con chi ha cominciato a bariccare la grappa, il mio grazie per la vostra presenza è nel continuare a camminare rendendomi conto di tutto ciò che ho attorno, dai sampietrini agli ex voto di Portonaccio.
Claudio dei Norma, Roma