venerdì 10 ottobre 2014

Ricordo come un incubo quel viaggio in macchina con te, da Roma a Pontecorvo. John Mayall live andata e ritorno. Aiuto. Anzi, a ripensarci, è stata una vera e propria tortura. Non ricordo cosa fosse, forse Jazz Blues Fusion ma non è importante, la questione è che è stata un'esperienza allucinante, una specie di Via Crucis per espiare anzitempo il mio malanimo nei tuoi confronti.
Ora lo rifarei 13.388 volte, sempre ascoltando quello stesso cazzo di disco e portandolo in dono ai 13.388 abitanti di Pontecorvo, chiedendo a tutti di sentirlo almeno una volta pensando a te, pur di farti avere in pegno almeno qualche ora di tempo in prestito, per sistemare le cose che hai lasciato in sospeso. Ma è impossibile, mi dispiace, per cui voglio almeno risolvere la questione rimasta aperta tra noi due. 
Il pessimo rapporto che abbiamo avuto sono stato io a volerlo, perché è innegabile che tu mi avessi accettato, con le debite riserve ma pur sempre accettato, e sei sempre stato presente nei momenti in cui ho avuto bisogno di aiuto. A volte facendo affermazioni sconsideratamente inappropriate, ciononostante presente. E sì, certe cose avresti fatto meglio a tenerle per te, che cazzo me le hai dette a fare. Come se io non lo avessi mai fatto. Come se a me non partisse sempre prima la lingua poi il cervello...
Comunque. Non siamo andati d'accordo perché non mi piacevi, non mi andava giù che mia sorella invece ti apprezzasse, non riuscivo a dimenticare il tuo passato e purtroppo a volte dentro di me l'ho usato per gettare merda su quanto di buono facevi. M'è duro ammetterlo, ancora di più ora che non ci sei ma te lo devo. E ti ho criticato ogni qual volta ho potuto, cercando in ogni modo di sminuire il tuo operato e a volte arrivando a offenderti.  Che stronzo, dio cane. 
Mi dispiace, mi dispiace davvero. Ma almeno per quello che mi riguarda, ora puoi stare tranquillo, sempre che te ne freghi qualcosa, nell'eventualità che tu abbia mai dato alle mie alzate di culo un briciolo di importanza. Perché in effetti la tua reazione di solito era soltanto un'espressione sardonica, distaccata eppure quasi beffarda. Un po' come dire ma sì, fa' 'n po' come cazzo te pare, impiccate da solo. E c'avevi ragione, Ma'.
Cosa posso dire di più, boh, penso di essermi chiarito. Tu pensi possa bastare? Facciamo che va bene così, dai, non riesco a tirar fuori nient'altro. O non mi va. Comunque ora non me la sento.
Silvia e Simone stanno male, sono due caterpillar ma gli hai dato una dura prova da superare. Troppo pesante, credimi. Non so se la notte tra il 28 e il 29 Settembre stavi tornando da loro, non è importante che io lo sappia e non voglio continuare a romperti i coglioni, però per una volta dammi ascolto: Mario, ovunque ti trovi, ora vedi di stargli più vicino che mai. 

Claudiocanebianco (per oggi)