lunedì 31 agosto 2009

Un Piacevole Ritorno

La mia Estate è finita. Ho staccato per un periodo la spina del Computer.
Sono stato al mare in Abruzzo, tra un condimento di sole, alimenti vari e danze notturne.
Il mare porta sempre ad un piacevole assopimento...
Ben trovati.
Daniele

Credevo di stare meglio.
Va bene, si ricomincia, non è certo la prima volta.
Each Day The Rebirth Of The Fallen.
Facendo in modo di morire alla coazione a ripetere.

Claudio

martedì 25 agosto 2009

Una storia (prevalentemente) vera.

Giacomo, il figlio di Samuel e Barbara, i miei vicini di casa, ha sette mesi e mezzo. Già parla con Norma, alla quale non par vero di poterlo fare nella sua lingua madre, l'inglese.
Vi traduco il loro ultimo dialogo.
"Norma! Norma! Norma! Normaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhh!!!"
"Ciao Jack, come va?"
"Cattiva, lo sai che non mi piace essere chiamato come una zucca! Mi chiamo Giacomo, come il tenero Giacomo, o come quello pelato che sta con Giovanni e Aldo, come il dr. Tassoni, come Puccini, come Casanova (hai capito, sì?), come l'Agostini, come-"
"Certo che non si sono sprecati col nome."
"Eh?"
"Beh, papà è di origine ebraica e ti hanno chiamato 'seguace di Dio'..."
"Ah! Se fossi stata maschio e figlio loro ti avrebbero chiamato 'segugio di Dio', ah ah ah ah aha ah ahaaa!"
"Ah ah ah ahh! Domenico."
"Eh?"
"Beh, sai, c'è un gioco di parole in latino per cui gli appartenenti all'ordine dei Dominicani vengono chiamati 'cani del Signore', Domini Canis. Quindi mi avrebbero chiamato Domenico."
"Ma papà non è cattolico! E manco mamma, a dirla tutta. Forse ti avrebbero chiamata Normo."
"Hmm, sai, Giacomo, mi sa che se tagliamo qua il discorso è meglio. Ti lecco un pò i piedi prima che la mamma ti porti a fare la spesa?"
"Sì! Io intanto faccio la cacca, così quando se ne accorgerà sarà troppo tardi per tornare indietro e appesterò tutto il supermercato. Aaah, che soddisfazioni che possiamo toglierci noi bambini!"
"Eh sì... certo, anche noi cani una tantum possiamo fare dei numeri incredibili. Non sai quando mi sono mangiata le cimette di maria che Monica aveva messo da parte per farsi un personale... che pezza, Jack, sono stata cotta fino al giorno dopo, non riuscivo a camminare."
"Ma cosa dici? Cimette di maria, cotta... hanno cercato di cuocerti con le cime di rapamaria? E non riuscivi a camminare perché come Pinocchio ti si erano bruciati i piedi?"
"Uhm, seeeeenti, glissiamo anche su 'sta storia, okay? Guarda, comincio subito a leccarti i piedini. Pronto?"
"Via! Bwaaaaaahh ah ah ah aaaaahhh! Aaaaaaaaaaaah ah ah ah ah! Aiutooooooooooohh, ahhha ah ah ah ah ah!!!"
Appollaiato sui fili dell'elettricità, il mio amico immaginario Giacchettone sembra un Gamas.
Non ha le sopracciglia. Ha due processionarie che si baciano sulla sua fronte. Insieme a Pinolo e Maggi Mario, veglia sulla mia incolumità. Senza poter intervenire direttamente, in prima persona, fisicamente. Da quando è arrivato Giacomo, si è preso l'incombenza di badare a lui insieme ai suoi genitori, che non sanno di avere un simile protettore.
Troppo spesso ho visto le due processionarie appiattirsi sui suoi occhi chiusi, e ho avvertito il peso dell'impegno preso, la responsabilità immensa di non poter parlare del futuro, di quel che è in serbo per il piccolo e Sam e Barbara.
"Dopo la rottura dei vasi, la Shekinah si è infusa in ogni cosa. Cos'è un bambino, Giacomo? Non è un seguace di dio, vero? Forse un vivace e irrispettoso suo aspetto, ma lunga è l'attesa per la rivelazione. Ben più di nove mesi. Sapessi chi è realmente Norma, impazziresti di gioia."
Gioia, la cassiera della GS che ha preso il posto di Stella, quella con cui faceva il cascamorto Claudio, sta in effetti impazzendo, non le pare possibile, un bambino è un bambino ma santa pace, come può una creatura così piccola portare con sé un'arma batteriologica di simili proporzioni? Barbara si scusa, Gioia le sorride e la accompagna nel loro stanzino affinché possa cambiargli il pannolino.
Bessy e Lungo, i loro cani, li attendono tranquilli sdraiati dinanzi l'ingresso.
"Mi sembra tutto tranquillo."
"Giacchettone è sul tetto. Lo sai che puoi fidarti."
"Ma certo, so da dove arriva. Mi fa ancora un certo effetto che sia qui per Claudio, il coso con cui vive Norma."
"Norma non ti è mai piaciuta."
"Perché parli sempre da vecchio maschio? Non capisci proprio niente, sai? Si chiama angst giovanile, alla fin fine è solo sana rabbia adolescenziale contro ogni tipo di potere imposto. Non intendo riconoscerle nessuna autorità dovuta all'età o alla forza, è molto semplice."
"Bah, si vede che sono di un'altra generazione, non ti capisco davvero. Guarda, sono già alla cassa."
"Lo credo, li hanno fatti passare avanti..."
Il ventilatore soffia a intervalli regolari sul corpone nudo di Claudio sul letto. Si è pianto l'anima dopo aver cercato di salvare un piccolo Silvestro randagio venuto a morire nel suo giardino. Lo ha portato dal veterinario ma non c'è stato niente da fare. Leucemia felina, ultimo stadio. Secondo il dottore era in quelle condizioni da più di un mese. E' morto quando gli ha fatto l'anestesia per poter effettuare il prelievo. Era pelle, ossa e muco. E amore. Barcollando, ormai incapace di miagolare, gli si è strusciato ai piedi. Non è riuscito a bere, ha assaggiato del cibo e si è accasciato. Ma cercava la sua mano per farsi carezzare. E' passato troppo poco tempo tra il momento in cui si sono conosciuti e quello in cui si sono salutati. Ha pianto davanti al veterinario quando glielo ha detto, lungo il tragitto fino a casa e al parco della Caffarella dove lo ha seppellito.
Ora dorme, a braccia spalancate sul letto, sembra un Gesù Cristo grasso, troppo simili e accomunati dall'incapacità di salvare una vita senza chiedere aiuto a qualcuno più in alto di loro.
Ha ringraziato il dottor DiCarlo, per la gentilezza e la disponibilità. E ha maledetto il signore, per le piccole grazie che centellina ed elargisce solo a chi può continuare a farsi beffe della giustizia umana.
Accanto al letto, Maggi Mario è il riflesso di un televisore in bianco e nero. Sta male per il disprezzo di Claudio nei confronti del divino, ma questo è, il degno nipote di Umberto, tra i bestemmiatori più bellicosi della storia di Roma papalina.
"Quando agisci così offendi te stesso. Puoi credere o non credere, nessuno ti obbliga perché non c'è una sola verità. Ma imprecare, impazzire di rabbia, negare un bene invisibile, quell'energia che muove i mondi, beh, è da sciocchi. E tu non lo sei. A guardarti ora, mi ricordo di te bambino, sul tavolo della cucina, mentre Luigia ti cambiava. Altro che Giacomo, tu eri un'arma di distruzione di massa. Quanti anni sono passati. Per me nulla, ma la tua barba grigia la dice lunga. 'Con la boccia a pelle e la barba sembri satanico ma in senso positivo'... e sì, Faith deve aver preso a bere più di te a Londra."
Norma è rimasta in giardino. Non si è fatta illusioni sull'ospite di stamattina. Quando ha visto che La Bianca non le si scatenava contro ha immaginato la situazione. Inaccettabile, ma così è la vita. E la morte e le sue ancelle. Per fortuna mentre aspettava che Claudio tornasse ha incontrato Jack.
Jack e Giacchettone. Che strano, non ci aveva ancora pensato.

Claudio

domenica 23 agosto 2009

mercoledì 19 agosto 2009

Non ho cancellato il numero di cellulare di mio padre. E' una sciocchezza, lo so, forse non riesco a farlo per puro sentimentalismo. Mi capita di trovarmelo davanti mentre scorro la rubrica e senza accorgermene mi fermo a pensare a lui. A volte dimenticando chi stavo cercando e perché. In parte sono anche vittima della mia incontenibile immaginazione, nel profondo spero che arrivi una sua telefonata a tranquillizzarmi, a dirmi che sta bene e che dall'altra parte c'è qualcosa che vale la pena di essere vissuta. Aggettivo che di sicuro non userebbe, data l'antitesi con la sua condizione. Uso una perifrasi perché ancora non riesco a scriverlo. Ci provo. No. Ci provo, sì: morto. Ecco fatto. Ora non sto meglio ma ci sono riuscito. Aiuto.
Tra meno di un mese sarà il 12 settembre. Mi dispiace dirlo ma non posso mentire, una sola vita per me ha più importanza di tutte quelle che si sono spente il giorno prima. L'11 settembre rimarrà sempre e solo la vigilia della scomparsa di mio padre.
Non voglio rileggere il post che ho scritto quel giorno dell'anno scorso su Lies Irae, potrei soffocare. Quest'anno non condividerò con nessuno il peso della commemorazione, saremo io e Norma, com'è da alcuni mesi, un uomo solo con un cane, la mia reality check adorata e odiata, la mia àncora e la mia zavorra.
In cucina, con la sorda ai piedi fisso il cellulare. So che non squillerà mai mostrando il suo numero sul display. Silvano mio, quanto mi manchi.
Non chiamerai, ma potrei provare a telefonarti.
Norma piega la testa da una parte, strizza gli occhi e mi fissa. La cosa le stona. Continua a fissarmi.
Menù - rubrica - si - Silvano.
Compongo il numero. La sorda bianca si avvicina con la cresta dritta, non le piace quel che sto facendo, non posso permettermelo, non devo.
"Il telefono dell'utente da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile."
Continua a fissarmi. Ha gli occhi rossi ma la cresta bassa.
"Sei un coglione, Claudio."
Ha ragione, sono solo un coglione.
Vado al bagno a sciacquarmi la faccia. Mi asciugo e allo specchio riconosco gli occhi di Silvano ma non azzurri, il suo naso ma un pò più affilato, le sue grandi orecchie, uguali, dio cane.
In cucina, Norma mi incenerisce con lo sguardo.
"Perché? Certe cose non si possono, non si devono fare. Cancella quel numero, ti prego, non creare problemi. I confini sono così labili di questi tempi. Dammi retta, Claudio."
In risposta alle sue parole, parte la suoneria.
Inebetito, rispondo.
"Pronto...?"
Dall'altro capo del telefono, un cane abbaia tutto il suo fastidio. Allontano il cellulare dall'orecchio.
"E' il nonno! Passamelo, ti prego!"
Dopo latrati, uggiolii e lunghe salve di abbai, la mia cana chiude.
"Merlin dice che il gestore di papà di là non prende, però approfitta della sua chiamata per darti i suoi saluti e tranquillizzarti, sta bene e deve ammettere di aver trovato qualcosa che vale la pena di essere vissuta, anche se vissuta non è il termine più adatto alla sua condizione. Contento?"
"Contento? Scusa, non potresti chiamare Merlin e chiedergli di passarmi papà?"
"No."
"Ma perché?"
"Perché no. Pensi sia un gioco, Claudio, uno scherzo o una candid camera del cavolo? Vuoi parlare con Merlin, l'inarrivabile Look Me In The Eye Of Aricon? Nessun problema, lo hai già sentito. Ma per Silvano non è con così, la sua è tutta un altra storia. Potevi continuare a fare quel che dovevi, eri arrivato dall'altra parte, c'eri vicino, avresti potuto parlare con lui, abbracciarlo, porgli le domande che non ti sono uscite dalla gola e dirgli quello che non gli hai mai detto. E invece eccoti qui, vivo e vegeto, che te ne sbatti dell'Orda D'Oro e ti preoccupi solo di parlare con tuo padre adesso che non puoi. Dammi retta, cancella il numero, rompi la sim e butta il telefono. Smettila di fare il bambino."
La vodafone mi informa che l'utente chiamato ora è raggiungibile. Ma è il numero di Monica, che avevo chiamato qualche ora fa senza successo. Perché poi? E proprio adesso...?
Non so se il demonio esiste ma l'invenzione del cellulare ha ben poco di umano. O sono io a non esserlo. Disumana Res. Dovrei provare con i numeri di altre persone che sono dall'altra parte. Forse sono come lo Stalker, posso aiutare gli altri ma non posso chiedere nulla per me. In fondo anche Norma ha seri problemi come sua figlia. E nei miei deliri parla, come fa lei quando è sola.
L'acqua corrode la superficie della terra come i sogni e i desideri intaccano la sanità mentale.
Il cellulare squilla, Monica chiama. Non rispondo. La mia suoneria è Bare My Teeth dei Converge. Mostro i denti serrati al cielo, sperando che dio mi veda e capisca che lo odio per la posizione in cui mi ha messo, per la condizione in cui mi fa vivere e per le gioie che mi ha dato, machiavellico infame che nulla dà più di quanto poi possa togliere, e la suoneria si stoppa. I miei palmi accolgono i miei occhi bagnati e i gomiti si puntellano sul tavolo. Il tavolo vibra, mi è arrivato un messaggio.
Mi si avvisa che il numero di Silvano non è più irraggiungibile. Spengo il telefono e mi accuccio accanto a Norma, la abbraccio. Chi ha solo un cane come unica àncora di salvataggio in due mondi farebbe bene a usare i piccioni viaggiatori per comunicare, come il Cane Fantasma. Mi addormento mentre lei si sveglia. Rimane immobile, respira piano.
"Claudio..."

Claudio

giovedì 13 agosto 2009

Da un pò di tempo nella mia testa succede che i pensieri diventino racconti. Non nel senso che trasformo ciò che mi viene in mente in una storia, macché, è come se mi raccontassi ciò che penso. Tento di farmi credere che anche i miei pensieri sono parto della mia immaginazione. Che poi in parte è vero.
Aiuto.

Claudio (credo)

domenica 9 agosto 2009

"Non sai quanto mi dispiace, è evidente che siano una coppia perfetta."
"E perché si comportano così?"
"Perché hanno paura di soffrire di nuovo."
"Ma cosa c'è di più bello di avere le farfalle nello stomaco?"
"Non averle. Per loro è come una palla da bowling nello stomaco.
Norma sbuffa e poggia il musone sulla gamba di Vicky. Non le va proprio giù che Viridiana e Leo non confessino di essere innamorati l'uno dell'altra, non lo riesce proprio a capire
"Te ne ha già parlato Elle, ricordi? Le ha chiamate le posizioni antalgiche del cuore. Sono posture che assume per non provare dolore. Se una volta si è aperto verso qualcun altro ma questo lo ha fatto stare male, tende a porsi in modo tale da proteggersi da eventuali colpi o può addirittura arrivare a chiudersi per sempre in se stesso. Ma così facendo si nega un sacco di cose, perde la speranza, osteggia i cambiamenti e smette di credere nell'evoluzione."
Norma ci pensa.
"Noi discendiamo dai grandi molossi degli oceani. Un tempo sotto i mari vivevano dei pesci giganteschi, simili a squali ma con una grossa testa identica a quella dei cani, una bocca enorme dotata di grandi denti e la capacità di tranciare in due qualsiasi creatura marina gli si opponesse. Li chiamavano Pescecani."
"Se questa è la tua visione dell'evoluzione e pensi di provenire anche tu da quei pesci, direi che in realtà si tratta di un esempio di involuzione. Ma stai parlando seriamente?"
"No.
"Sai, Norma, a volte sei più stronza del tuo padrone."
"'Padrone' un ciufolo. Tutt'al più amico o conoscente."
"Madonna che esagerazione! Torniamo alla questione cuore, dai. A proposito di Claudino, ad esempio, lui ce l'ha gobbo."
"Woof? Gobbo?"
"Già, gobbo. Dopo la triste conclusione della storia con Monica, il suo cuore si è piegato su se stesso e non ha più alzato la testa per guardare un'altra donna. Si è ingobbito, ormai non fa altro che fissare i propri piedi."
"Ma è un cuore, Vicky, quali piedi?"
"Norma mia quanto sei dura. E' solo un'immagine con la quale intendevo descriverti la sua condizione. Comunque non capisco, scusa, accetti che sia gobbo e poi non ti sta bene se dico che ha i piedi?"
"Il cuore gobbo mi fa ridere, ma immaginarlo coi piedi, magari grossi come quelli di Claudio, mi sembra offensivo. Già se avessi detto zampe..."
"Sei davvero suonata, tesoro. Vediamo, come pensi che sia il tuo?"
"Il mio? Grasso. Felicemente ingordo. Il tuo invece ha la scoliosi. Però ultimamente lo ha molto aiutato quel busto per raddrizzarlo che hai trovato. Quel fusto, anzi..."
"Norma! Insomma, cosa ne sai tu...?"
"Sono sorda ma ho una buona vista e una sensibilità ancor più acuta, mia cara. Puoi fidarti di me, non ne farò parola con nessuno."
"Di te mi fido quanto di mio fratello. Sei un vero tesoro."
"E tu sei un pò picchiatella. Per riuscire ad ammettere quanto ti fa stare bene quel che stai vivendo, ti metti a parlare di problemi di cuore con una cana sorda inventandoti che sei preoccupata della vita sentimentale di due stupidi codardi... più che avere la scoliosi, il tuo cuore è gobbo come quello di Claudio, va là. Ma solo nei tuoi confronti."
Vicky fissa quei piccoli occhi che ridono e sorride. E' felice, come non lo era da anni.
Da più di sette anni.

Claudino, il fratello di Vicky

lunedì 3 agosto 2009

Ieri sera sono andato con Eleonera alla Festa dell'Umidità, a Caracalla, era l'ultimo giorno e siamo andati a salutare i nostri amici che lavoravano là.
Patrick il Leprechaun stava discutendo animatamente con la splendida Tera e il suo fidanzato Dullo, un pò troppo animatamente, tanto che appena ha cominciato a mulinare le braccia, io e Settimio Severo lo abbiamo preso di peso e portato alla Birreria dei Guinness. Si è calmato alla nona pinta, ma non ha infranto il record. Sheeesh, che tipi i leprechaun. Ha pure lasciato lo stand incustodito, gli avranno fregato almeno trenta trifogli. Non credo se ne sia accorto.
Ele è andata subito alla stand dell'Occhiuta Rana, dopo la promozione per il suo servizio in Diretta dall'Inferno. Quell'angelo ci ha regalato due suoi lavori incorniciati, che persona speciale. Beve birra anche lui, eppure è Bevivino. Nomen Non Semper Omen.
Con i nostri doni, ci siamo avviati verso la Fucina delle Cose Inutili di Glauco che stava festeggiando il cinquantennale della creazione dell'arricciolaburro a orologeria. E' addirittura riuscito a far intervenire il suo inventore alla cerimonia, l'ottuagenario Folco Persico. Lo guardava ammirato, e posso capirlo. Con grande emozione lo ha insignito dell'onoreficenza di Ambasciatore del Vano Italico, consegnandogli una medaglia portasupposte in bronzo pressofuso, opera dello stesso Glauco. Non posso non ammettere di essermi commosso anch'io. Eleonera si è limitata a non battere le palpebre durante tutta la durata del discorso di Persico. Che si è addormentato in piedi, con la bocca aperta e la bolla al naso nel bel mezzo dell'applauso del pubblico. Mai fare annoiare una strega.
Dopo aver salutato Fangando, il nostro amico camerunense che aveva appena sfilato due piotte a Patatù col gioco delle tre sante, siamo tornati al motorino.
Ele era allegra come non mai, non sembrava nemmeno vestita di nero. Ma mentre toglievo la catena abbiamo visto Patatù correre verso di noi a cavallo di un maiale.
"Largo, largo, Connie non frenare! Maledetto Fangando, maledetto Quattrodita e sue dritte! Aiutoooooooooooo!"
Con un sublime schianto, Connie si è fermata tra le braccia di un rododendro, catapultando il nostro eroe del gioco d'azzardo almeno tre metri più avanti.
"Connie, tu presto prosciutto! E salciccia! E lardo di Colonnata... e culatello, sì, culatello!"
Sculettando come solo certe maiale sanno fare, la santa porca gli si è avvicinata e ha cominciato a leccargli la faccia come solo certe porche sanno fare. Gli occhi di Patatù si sono illuminati, e in preda a un rapimento estatico che solo certe lingue sanno dare, la ha abbracciata forte gridando alla luna tutti i nomi degli insaccati e dei salumi esistenti su questa e sull'altra terra. L'amore.
Saliti sul mio Ciclone 50, una delle sòle a motore più eclatanti della storia delle due ruote, abbiamo imboccato viale Aventino sospirando all'unisono per le gioie che ci aveva riservato la serata. Girando alla Piramide per via Ostiense, ci siamo fermati a salutare Vlady, il custode della Mummia Cestia.
Vlady è enorme, transilvano, transgender e intransigente in quanto agli orari. Anche con noi è stato impassibile, non ha nemmeno fatto entrare la mia amica a fare pipì ma per farsi perdonare le ha regalato una palla di vetro piena d'acqua con la piramide che se la capovolgi ci nevica sopra. Un vero amico.
Giunti da lei, Ele è letteralmente schizzata verso l'ascensore salutandomi con un inquietante gorgoglìo.
Tornando a casa, mi sono fermato al Circo Massimo a osservare il fenomeno dei bongoloidi. Con la luna quasi piena saranno stato almeno trenta. Ognuno suonava un ritmo sconclusionato e diverso dagli altri, le pelli delle percussioni in più di un caso avevano preso a vibrare più di rabbia per l'oltraggio che per i colpi.
L'indomani, con la luna piena, quanti sarebbero diventati? Per un momento una visione infernale mi ha tolto il fiato. Inchiodato sulla croce al Circo Massimo, circondato da bongoloidi e costretto ad ascoltarli per i secoli dei secoli, amen. Ra.
Arrivato in Caffarella ho ringraziato la fortuna per le scarse certezze, le mie poche cose, la mia piccola casa e i miei cari amici. Ho anche ringraziato Norma che dormiva, russando come il mantice di Efesto. Sarei riuscito ad addormentarmi?
A letto mi attendevano i fantasmi di Bernard e June. Novello Jeremy, ho cercato di metterli d'accordo, di avvicinare le loro divergenze e colmare la distanza, incolmabile invero, dei loro punti di vista, ma soprattutto ho tentato di farli stare zitti per dormire le poche ore che mi separavano dalla triste levataccia imposta dal turno lavorativo. Niente da fare. Si sono anche lamentati per il casino assordante prodotto dalla canna della cana. Gli stronzi.
Alle cinque ho chiuso finalmente gli occhi e l'orecchio interno per riaprirli alle sei, in un bagno di sudore e parole inintelligibili, cispe di sogno ancora attaccate agli occhi e l'impressione esatta di una mancanza. Il regalo di Marco.
Con giusto i bermuda addosso (l'orrore, l'orrore) mi sono scapicollato fuori per andare a vedere nel bauletto del motorino. Niente.
Sconsolato ho acceso il cellulare per chiamare Eleonera. Alle sei...?
Ho guardato Norma che da brava sorda continuava a dormire. Senza russare, maledetta. Con il quadretto tra le zampe. E un trifoglio tra le labbra.
Faccio una vita strana.
Al lavoro dicono che con la boccia a pelle e la barba da talebano sembro un saggio. Faith dice che ho un aspetto satanico ma in senso positivo. Credo che Faith a Londra abbia cominciato a bere come me.
Penso a Mitia e mi verso un bicchiere di Ribolla. Ogni scusa è buona per bere. La ringrazio e mi guardo allo specchio. Posso anche dimostrare qualche anno di meno ma i miei occhi hanno lo sguardo di mio padre.
Lascio aperta la porta di casa a Norma e le scrivo un messaggio.
"Piscia pure in giardino, la vicina è già andata al lavoro, non ti vedrà nessuno. Se devi fare la cacca, le bustine sai dove sono. Ti voglio bene."
Faccio una vita strana, quella che ho scelto di fare.

Claudio