domenica 21 giugno 2009

Torno dalla presentazione di un libro in un'associazione nei pressi di Piazza Vittorio con la mia fida Norma, la bulla più sorda di Roma.
Continuo a chiedermi perché ci sono andato. Dopo l'orticaria da libri di Coelho, le bolle per le varie Profezie Celestine o Azzurrugginite, la nausea causata da Guerrieri Luminosi e Sentieri Meravigliosi, perché ci sono andato? Norma l'ho portata con me in quanto femmina e sorda, quindi senza il minimo rischio di esplosioni gonadali, per lei soltanto una bella passeggiata nel quartiere più meltinpot di Roma, in mezzo ai negozi di cineserie vuoti, l'ineffabile MAS, fast bollyfood e svampe di curry, cumino e ascelle pezzate.
Arriviamo al luogo della presentazione e all'ingresso, lunghi vestiti di lino bianco, grandi sorrisi e soldi, soldi, soldi, tanti soldi nelle saccocce di tutti i tipi dell'organizzazione. Gioielli d'oro bianco e opali di fuoco, platino e sussurfonide pompeiana alle orecchie di bellissime donne, splendide nella loro bellezza di donne che non hanno mai fatto un cazzo nella vita tranne occuparsi della loro fortunata bellezza, come diceva mia madre. E come ha reagito l'imbecille alla loro vista? Scodinzolando parossisticamente e gettandosi sotto i loro gonnoni e verso le loro profumate patate. Che tristezza. Ovviamente ho rosicato di non poterlo fare.
Ma appena è salito sul palco l'ennesimo e prevedibile clone Eckhartolliano (Topo Gigio), lei ha cominciato a ringhiare e ad abbaiargli contro manco fosse stato padre Cantonetti. Che se era cinese era padre Cantonese. Poi un giorno vi racconto la storia di padre Cantonetti e suo figlio. O l'ho già raccontata su Lies Irae, boh, chi si ricorda. Insomma.
Per farla tacere le dò una stecca in testa che provoca sdegno e sguardi allibiti, vengo quasi cacciato fuori per maltrattamento ad animali (se solo sapessero...) e, in quanto troppo interessato e prono all'imminente vessazione, mi scuso per il gesto con un Viet-Nam-myumyu-renge-kyo e due battute su Shiva e quella scaja di Parvati per le quali ricevo il consiglio di mettermi seduto a braccia conserte e produrmi nel Gioco Del Silenzio.
Una tragedia. Sfoghi urticanti ovunque, irritazione sotto-palpebrale, infiammazione della prostata, prostrazione dello scroto, secchezza delle fauci e vacuità dello sguardo. Superfetazione ossimorica e slogamento della mandibola da eccessiva esposizione al nulla cosmico. Perché? Perché...?
Preso dai miei pensieri, sulla strada del ritorno, a via Conteverde quasi non mi accorgo di un sikh col turbante e la maglietta della Roma col numero dieci. Bisogna badare ai segni, tenere gli occhi aperti, non lasciarsi scappare i prodromi del cambiamento! Norma si accuccia e piscia. Come faccio a sapere che era un sikh? Aveva l'aria decisamente malata.
Continuo a camminare e davanti il cinema Royal la nana bianca si ferma a fissare un bambinetto di dieci, dodici anni con un trolley pieno di libri e un cacatua appollaiato sul manico di quest'ultimo. La maestra l'avrà apostrofato per il suo modo di ripetere la lezione? Negli occhi della mia cana leggo l'invidia per uno spuntino che non potrà fare.
Un barbone con la parrucca ci saluta con un sorriso pieno di denti di faggio, seduto al tavolino del bar di piazza Tuscolo, intorno a lui due vigili con un fazzoletto sul naso e un barista sdraiato a terra, incosciente. Raccolgo gli stronzetti di Norma con una bustina rubata al bookshop di Palazzo Venezia e mi chiedo come madonna fa a farla sempre nel posto sbagliato e con almeno dieci persone intorno quando devo imbustare gli escrementi. Mi odia, forse? Poi guardo il barbone scagliare la dentiera contro una vigilessa e capisco che anche questo è un segno. E molto simbolico, devo dire.
A via Britannia una suora parla del cuoco Tony con un signore di una certa età col mallett chiamandolo "quel bell'uomo". La sorda tira come un'ossessa verso una bottiglietta che il vento muove. Cerco di dimenticare l'orrido taglio di capelli del tipo e strattono il mostriciattolo per evitare che si distrugga le gengive con l'improvvisato giocarello. L'incarnazione dell'antintelligenza pensa ch'io voglia giocare e mi morde una scarpa. Muore in trenta nanosecondi e risorge a piazza Zama, dov'è morta Astarte.
Mi guarda e dice:
" Non ci si capisce più un cazzo, Claudio".
La abbraccio commosso e penso che sia la prima cosa sensata ascoltata oggi.

Claudio

2 commenti:

  1. Boh, non lo so. Oggi mi gira strano. Sarà stato l'ospedale (bello ed efficiente per carità), sarà che mi manca il mare e che non so quando potrò metterci piede (tipo allunaggio... ammaraggio, direi), sarà che tutto in un momento ho sentito un fortissimo bisogno di evasione e avrei voluto girare lo scooter in senso contrario e viaggiare fino a quando la strada non finiva... sarà, ma semmai dovessi riuscire a pubblicare un libro e semmai dovesse essere così importante da meritarsi una presentazione, Norma starà in prima fila. Anche solo per tenere lontane certe paludate paludose con sussurfonide pompeiana alle orecchie (suona bene, ma che è?!.

    Che poi, quelle là io non le frequento, anzi non le 'quento' men che meno con frequenza.

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  2. Forte la sussurfonide pompeiana, eh? E' una pietra che rende inutili tutte le parole pronunciate da chi la porta. Se poi chi la porta già dice cazzate, ne fa dire anche di più sconcertanti.
    Norma ringrazia del pensiero e promette di non abbaiare né russare semmai dovesse addormentarsi, teh teh teh teh teh...
    Victriola, nessuna donna nel giusto stato mentale dovrebbe frequentare certe frXeXgXne mosce come quelle. Immagino che anche loro si sentano a proprio agio solo in mezzo ai propri simili, con cervelli stile servizi di ceramica di Bohemia, così delicati da non essere mai usati. Ma beeeeeeeeeeeeeeelli, sa'!!!

    Claudio

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