Ho dei piedi molto grandi.
Sono uno e sessantatré e porto quarantatré di scarpe. Se muoio resto in piedi. I miei amici me ne dicono di tutti i colori, dal volermi regalare una bara sagomata al darmi dell'hobbit. E a volte mi chiedono come sia possibile che con un naso simile e questi piedi enormi poi abbia un così piccolo... mi vogliono bene.
Ieri sono tornato a casa e ho trovato Norma a dormire sotto il tavolo.
Come ogni bravo rigazzetto romano porto già le infradito. Sfilatane una, ho svegliato la cana carezzandole la testa con un piedone.
Aprendo un occhio, la mia bulla ha sbuffato dalle enormi froge e dopo essersi issata stancamente sulle zampe davanti ha detto:
"Non è tanto per il cattivo odore o l'unghia dell'alluce tagliata male, quanto per la tua stupidità. Se ti avessi scambiato per Bilbo intenzionato a rubare l'anello del mio padrone ti avrei potuto uccidere, sciocco hobbit!"
Nella scarpiera Monica ha lasciato qualche paio di scarpe. Le sue Vans mi stanno strette ma mi ci abituerò. Novello geisho, mi aggiro dolente per casa. Norma mi guarda, scuote la testa e si rimette a dormire sotto il tavolo.
Sono le sedici, il sole picchia e non tira un filo d'aria. Decido di andare a fare un giro in bicicletta per festeggiare la mia nuova identità.
Le scarpe sono così strette che non riesco a spingere sui pedali. Sudo come un muflone afgano, sono talmente rosso in faccia che dei pischelli in Scarabeo scoppiano a ridere appena mi vedono e gridano commenti osceni sul mio nasone e i miei piedini di fata. Torno a casa.
Mi butto sotto la doccia e mi massaggio le livide appendici. Odio le geishe, gli hobbit, l'Aprilia e il mondo intero. Odio anche Norma che imperterrita continua a dormire.
La sveglio con un calcione e lei scappa sotto il letto.
Mi tolgo l'accappatoio e mi sdraio sotto il tavolo.
Sogno un enorme scarabeo rinoceronte che mi vola sulla testa, il suo ronzio è più assordante della chitarra di Kurt Ballou. Quando atterra, a un paio di metri da me, mi accorgo che è una femmina. Da cosa? Le scarpe che porta sono delle School Girl Mary Jane del catalogo di Emily The Strange. Mi si avvicina e con voce spezzata dice:
"Claudino, ti prego, toglimi le scarpe! Quell'idiota di Dindaro me le ha comprate due numeri più piccole e povera me, per amore me le son messe. Quando volo non mi danno fastidio ma quando cammino...! Ti prego, toglimele, non ce la faccio più!!!"
Con molta attenzione la libero di quegli amorosi stivaletti malesi e a fine tortura mi abbraccia felice, apre le sue iridescenti ali e prendiamo il volo.
Ci innalziamo cantando a squarciagola "Essere donna oggi", e una volta superata la ionosfera, ci baciamo.
Mi risveglio sotto il tavolo, accanto alla nana bianca che mi lecca la faccia. Mi ha perdonato.
I piedi non mi dolgono più, ma ho sformato le scarpe della mia ex che immagino sformerà la mia faccia appena se ne accorgerà.
Claudio