martedì 6 ottobre 2009

JANIS E LA BOTTIGLIA

Erano lacrime di colore rosso quelle di Janis. Scendevano fitte come la pioggia d’inverno. Il freddo le congelava rapidamente e nessun miracolo le avrebbe sciolte.

Lo spirito si prende tutto e lascia un vuoto tra la carne e il cielo. In quel sottile strato di paura viveva solitaria nella sua casa.

Beveva Whisky in modo frenetico. Stava sdraiata sul divano con la sigaretta ancora accesa nel posacenere. Fu allora che sentì salire il ricordo di quando era bambina e la nonna le cantava la ninna nanna con ritmo lento e ipnotico.

Percepiva ancora il suono della sua voce che scendeva nelle orecchie come fosse un sonnifero nei giorni d’insonnia. Ormai prendeva Xanax per dormire e non le bastava neanche più quello.

Lo stereo era acceso e una melodia profonda colpì la sua mente. Non era la musica che preferiva ma in quel momento il suo cuore vibrò così forte che un “Essere Virtuale” sentì il grido disperato della povera Janis e si materializzò nel suo Computer sotto forma di mail.

- Sento che hai bisogno d’aiuto.

- Non preoccuparti, lasciami sola. E’ solo un brutto momento. Ma chi sei?

- Non posso lasciarti disperare. Appartengo al mondo virtuale ed ho spesso parole di conforto per chi soffre nel mondo reale.

- Non credo tu possa capire. Non puoi aiutarmi se non mi hai mai dato un abbraccio, parlato negli occhi ma soprattutto non hai mai pianto con me o riso nei momenti di gioia.

- Io sono Pallino69. Ti ricordi?

- Pallino69? Chiese stupita Janis.

- Sono Laura della palestra. Avevo sempre una tuta rosa con le righe bianche sui pantaloncini.

- Non ci credo, non è possibile, saranno passati dieci anni.

- Si è vero, hai ragione, poi il mio nick non aiuta. Ho virtualmente cambiato sesso.

- Come stai Laura? Come hai fatto a trovarmi?

- Sto bene, vivo a New York adesso. Navigo spesso nella rete e ho riconosciuto la foto nel tuo blog. Ho visto la tua mail ed eccomi qua. Te piuttosto perché stai piangendo?

- Sono in un periodo di forte depressione, da quando è morto mio marito la mia vita si è svuotata. Era un punto fermo, un uomo meraviglioso, pieno di premure. Poi sono stata anche licenziata da poco. Taglio del personale, hanno detto. Sono sfinita mentalmente e stanca fisicamente.

- Mi dispiace tanto. Vorrei poterti aiutare ma ormai risiedo a New York e non verrò più in Italia per questioni fiscali e politiche. Sono sicura che riuscirai a risollevarti. Sei sempre stata una donna forte. Ti abbraccio e capisco la difficoltà del momento. Ti mando una carezza e condivido le tue lacrime come se fossero le mie.

- Grazie. Sei sempre stata gentile e sensibile. Buona fortuna per tutto. Un bacio.

Il tempo passava e Janis si sentiva sempre più sola. Il suo cuore smise di battere la notte del 15 gennaio 2001. Morì per un mix di sonniferi ed alcool.

Lasciò questo biglietto:

“Mano nella mano. Occhi negli occhi. Una carezza reale, vale più di mille parole e racconti”

Daniele


5 commenti:

  1. Sicuro che Janis non si chiamasse Claudio?
    Anche se io dei sonniferi non ne ho decisamente bisogno...
    Fatte senti'.

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  2. >CdN
    Nooooooooo... e poi non sei neanche sposato :-)

    Daniele

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  3. Ragassi, siamo troppo giù.
    Bisogna darsi una strigliata, tipo ai cavalli.

    Bello il post, però, bello.

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  4. >peppermind
    Eh si una bella strigliata ci vorrebbe...
    Ci si prova Pepper, e alla fine ci si riesce.
    In fondo è un racconto, sicuramente non allegro, ma
    rispecchia la necessità di contatto che inevitabilmente manca nel mondo virtuale.
    Grazie per il commento.
    Daniele

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