domenica 29 novembre 2009

29 novembre 2009

Un brutto sogno, da Lies Irae.

Io e Pinolo camminiamo lungo il fiume. Non sputa mai, è da un'ora che parla ininterrottamente di Monica e del suo uomo, della loro storia, dei loro progetti, di cui non mi frega niente, non ne voglio sapere niente e di sicuro non mi fa bene sapere.
Anzi, mi fa incazzare, non ce la faccio, mi monta la rabbia, l'ira, la furia, quella cieca che i miei amici stanno cercando di insegnarmi a tenere a bada ma adesso no, la bestia ha preso il sopravvento, mò so' cazzi, peggio per lui.
Gli dò una spinta con tutta la forza che ho, raccolgo un bastone da terra e comincio a pestarlo come un santo vecchio. Il rumore del legno contro il legno del suo corpo è così forte da coprire le sue grida, che non sentirei comunque, sono preda del più folle parossismo e impazzisco sempre più perché da Pinolo ovviamente non gronda sangue e questo è un affronto, fottuto bastardo.
Ebbro della mia follia, spalanco ancor più la bocca aperta del mio disperato, no, inorridito amico e gli strappo il cuore. Ma non è il suo.
E' quello di Giacchettone, che dopo averglielo strappato a sua volta e ingoiato, batte nella sua pancia. Ma durante la caduta gli è saltato in gola, per cui è il primo a cui arrivo. La mia vittima approfitta del momento di esitazione e grida ancora più forte.
"CLAUDIOOOOOOOOOOOOOOOOOHHHHH!!!"
Mi accascio a terra, mi chiudo come un feto con il cuore tra le braccia e anch'io urlo, il nome di mia madre, di mio padre, di Silvia e impreco dio e i santi, maledico la madonna e il frutto del seno suo gesù, sbavo, piango e la terra mi si impiastra in volto mentre mi chiudo sempre più a riccio e grido dentro di me, tutte le mie infamie, i miei errori, chiedo scusa dei torti fatti, di quelli subìti per vigliaccheria, mi stringo a pugno attorno al cuore che batte, batte e sta per esplodere, urlo contro il mio viso i nomi di chi ho visto morire e nascere, quelli di chi amo e ho amato, di chi voglio smettere di amare e chi amerò, fino a far combaciare le mie labbra con le mie labbra, la mia lingua con la mia lingua, i miei occhi, le mie orecchie e tutto il mio essere. Fino a ricongiungermi con me stesso.
Le ruvide dita di Pinolo mi tolgono il fango dalla faccia. Io completamente nudo tra le sue braccia e lui piegato su di me, siamo l'immagine perfetta di una quanto mai improbabile Pietà.
Pinolo non piange, oltre a non sanguinare, ma so ben io quel che sta provando.
In questo momento, non potendo essere stretto e coccolato da mia madre, restare a occhi chiusi avvinghiato a lui mi fa sentire tranquillo e al sicuro.

Claudiocane

P.s.: ecco, così va meglio.

3 commenti:

  1. Uff. Mi sveglio sempre sudato, tanto che quando Norma mi vede mi prende per il culo dicendo che fatico più nel sonno che sul posto di lavoro.

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  2. Norma sarà sorda, ma ha una vista a raggi x.

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