lunedì 14 ottobre 2013

Poi mi carezzi, mi abbracci e mi aiuti a raccogliere tutto.
Chiedi se l'occhio nero fa male e sorridi, sai bene che il dolore passerà. Ma il ricordo di quanto successo rimarrà, come il segno dei punti che ho in testa. 
Averti accanto sulla strada verso casa è il viatico per affrontare il rientro. Salutarti è il prodromo dell'avvento della pena. Abbraccio l'anima e carezzo Norma come tu hai fatto con me. Strapparla al sonno e riportarla allo stato di veglia è condividere la coscienza della non appartenenza al mondo reale. Mi riconosce e sorride, come fa sempre anche con te, si alza incerta sulle zampe stanche e mi mette quel muso da squalo tra le gambe. 
Nella mia casa sono chi sono, le mura nascondono il mio corpo, le parole di Norma, l'amore per chi ha il coraggio di starmi accanto e suo fratello maggiore che ha i tuoi occhi, riaperti dopo lunga ibernazione, passati i brividi d'averti ritrovata malgrado una vita spesa a dimenticarti. E aver superato la tua reazione di cui il nero porto.
I pomodori caduti a terra sono da lavare, la busta dei funghi ha retto. Mi scodinzoli con la coda dell'occhio, ci stavi guardando attraverso le fessure delle persiane. Il caudale tap tap le attraversa e io lo rimarco come a sottolineare la mia resa alla forza della tua presenza. Norma apre la finestra e sei dentro, già lo eri, bentornata, sei di nuovo qui e siamo a casa. 
Per ora. 

Claudi⦻can(t)e

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