mercoledì 20 maggio 2009

A CENA CON E.T.

Un boato terrificante scosse il silenzio. Dalla finestra della mia stanza vidi soltanto gli alberi piegati e uno strano oggetto che si era incagliato in modo obliquo al loro interno.
Mi sono vestito e una volta in strada, notai che il tempo si era fermato. Le persone sembravano delle statue di cera e le macchine erano diventate dei modellini.
Arrivato sul posto vidi uno strano essere uscire tutto ammaccato da quell’oggetto non identificato. Lo riconobbi, era E.T.
Si, proprio lui. Lo avevo visto al cinema da bambino e pensavo non esistesse ma la realtà, a volte, supera l’immaginazione.
Dopo alcuni attimi di stupore, lui con voce sommessa disse:
“E.T. telefono casa”
Ecco ci siamo. Questo ricomincia con la tarantella.
Non ho mai capito perché volesse telefonare a casa. Tutta questa smania di tornare indietro, non è giustificata. Sei un Extraterrestre adulto, ormai. Non puoi prendere un’astronave, partire, e pretendere aiuto se le cose non vanno per il verso giusto. Devi cavartela da solo. La terra non è un brutto posto. Peccato che ci siano alcuni umani che la governano ma per il resto c’è da divertirsi.
“Ciao, sono Daniele. Stavo scrivendo e ti ho sentito mentre “parcheggiavi” l’astronave. Mi sembravi più alto al cinema. Stai bene?”
“E.T. sta male, non so cosa successo”
“Te lo dico io, sei sul pianeta terra ma sei in buone mani”
“E.T. telefono casa”
“Ho capito che vuoi telefonare a casa ma siamo nel 2009. I tuoi hanno un indirizzo mail? Skype? Myspace? Facebook?. A no, facebook è per ritrovare gli amici d’infanzia terrestri. Voi avrete Extrabook. Insomma conosci Internet?”
“No, io astronave, non ricordo più”
“Certo che siete strani voi extraterrestri, prima fate i viaggi interstellari e poi perdete il senso dell’orientamento come atterrate su un pianeta”.
“E.T. telefono casa”
“Basta con la casa! Vabbè dai! In questo momento, sei un po’ stressato. Il viaggio, l’incidente sugli alberi, la terra, la forza di gravità. Insomma troppe pressioni tutte in una volta, sono dannose anche per un tipo strano come te.”
“Non capisco stressato.”
“Senti E.T. lo sai benissimo cosa significa, essere stressato. Non fare il marziano. Piuttosto hai fame?”
“E.T. tanta fame”
Lo sapevo, come si tocca l’argomento cibo, tutti parlano la stessa lingua.
Adesso avevo un altro problema. Mi chesi: “Che cosa mangerà il mio nuovo amico E.T.?”.
Nella mente si affollavano una serie di ristoranti. Passavo dalla cucina etnica alla pizza, dalla cucina romana agli involtini primavera cinesi. Iniziai con l’escludere il cibo etnico. Pensai, troppe spezie. Non vorrei che gli prendesse il cagotto. La pizza, no. Se la confonde con un disco volante nemico, siamo spacciati. Meglio evitare scene alla Mars Attacks: “Veniamo in pace, e poi distrugge il locale”. Il cinese non si addiceva. Restava la matriciana, o una bella carbonara. Un paio di litri di vino rosso e poi andiamo a dormire.
“Bene, risposi. Ti porta il tuo nuovo amico Daniele a mangiare. Mo so’ cazzi tua!”
“E.T. non capire cazzi”
“Giusto, siete asessuati. Scusa, ma come sei nato?”
“E.T. TELEFONO CASA FAME NATO PROVETTA FAME CASA”
“Si andiamo a mangiare; Mi racconterai tutto al ristorante”.
Entrammo da “Gigi er Sugo Bono”. Un nome, un programma. Un cameriere con la camicia sporca di sugo ci venne incontro con aria minacciosa. Guardò E.T. e disse:
“No, in questo locale le tartarughe giganti non possono entrare!”
Risposi: “Ma lui non è una tartaruga gigante è un povero extraterrestre. Lui è E.T. Sicuramente l’avrai visto al cinema tanto tempo fa”.
Lo guardò meglio e disse:
“Si, adesso lo riconosco, ma è anti-estetico e mi ricorda una tartaruga. L’ho sempre immaginato dentro un pentolone, con carote, sedano, cipolla. Insomma, un brodo squisito, saporito e ricco di elementi nutritivi.”
Scosso dalla risposta, il mio nuovo amico scoppiò in lacrime. Quell’immagine gli ricordò la sua infanzia. La mamma lo aveva messo dentro la vasca con l’acqua bollente ma non si rese conto della temperatura, poiché aveva una strana malattia legata alla scarsa percezione del dolore, così lo lasciò per troppo tempo. Il risultato fu decisamente ustionante.
Lo consolai e il cameriere, mosso a compassione, ci guardò sghignazzando e disse:
“Ok farò un’eccezione, mettetevi lì in fondo e non date fastidio ai clienti”.
Evitai di rispondergli male. Nel frattempo pensai: “Forse non sarà bellissimo, forse somiglierà anche a una tartaruga ma lui è E.T. e te sei solo un povero coglione ”.
Ci sedemmo e…
“Cosa vuoi mangiare E.T.? Ti consiglio una matriciana.”
“Matriciana si. Matriciana casa. Matriciana buona. Matricia-na-na-na-na-na. Matric...”
“Fermo fermo, ho capito, ti piace”
Guardai il cameriere e dissi:
“Due piatti di matriciana, un litro di vino rosso, due bruschette con il pomodoro. Ti piacciono le bruschette?”
“E.T. bruschette-brucia-pane-buono-ma-non-so-mamma-pomodoro, si mangiare”.
“Certo che ti esprimi proprio male, amico mio. Le parole sono importanti (come dice Nanni Moretti). Ti capisco però, vieni da un altro pianeta. Sono alcuni esseri umani a non essere giustificati”.
Così ordinammo.
Arrivò il vino. Lo versai nel suo bicchiere. Iniziò a bere e dopo pochi minuti la sua pelle dal grigio scuro, divenne rossastra. Più lo guardavo e più mi divertiva il pensiero di avere un amico extraterrestre.
Lui è reale. Lui, sono io.
E.T. vive nel mondo ma prima o poi se ne andrà.
Giusto il tempo di riaggiustare l’astronave.
Conoscete un meccanico?

Daniele

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