domenica 25 dicembre 2011

La meta è immutata, i cinquanta. Entro e non oltre.
Per evitare drammi, niente figli, niente compagne, zero lacrime, se non quelle, mi dispiace ma non so proprio cosa inventarmi per evitarle, degli amici. Potrei comportarmi ancora più da stronzo, chissà, finirebbero per non sentire così tanto la mia mancanza. Un po' come ho fatto con te.
Certo quando stai male perché non hai accanto chi vorresti, cominci a chiederti se ce la farai davvero a restare solo per i cinque anni che ti restano, o a mollare in dirittura d'arrivo la persona che ha deciso di starti vicino. Magari dicendo che lo fai per amore.
E il mio d'amore che fine ha fatto? Me lo chiedo guardando le bacchette che portano il riso cantonese alla bocca. Tremano. Molto. Sono così sicuro di stare facendo il possibile per arrivare al 2016...?
All'una, una Tennent's al parchetto dei cani. Senza Norma. E senza cani, solo due mamme, una dell'est e l'altra cinese, a passeggiare coi loro bambini. A ogni sorso ho mandato giù rabbia infarcita di dii cani ed Erodi risorti, lacrime amare di luppolo e baci mai più ricevuti. Vaffanculo.
L'adorata Susy, insieme al mio Planzo di Natale mi ha regalato un panettone, dei gianduiotti e una maledettissima, meravigliosa, micidiale Glappa di Losa. Le bacchette tremano e trema forte il mio cuore, la tachicardia non mi abbandona dalle cinque di stamattina, quando ho spento il cellulare dopo la buonanotte. Buonanotte un cazzo. Mentre prendo le fettine di anatra arrosto, penso che tutto sommato il livello non è ancora Parkinsoniano, non ho mani ferme ma forse prima ho esagerato con la descrizione dei tremori. Tre mori. Più uno, se vuoi mori in Sardegna, un salto al Millionaire, due botte e fai il botto. Penso che basterebbe un pezzo per farmi scoppiare il cuore una volta per tutte. Ma non lo farò, ancora sono convinto di voler arrivare al traguardo. Anche se spesso remo contro. Insieme al figlio di Emiliano.
Silvano è morto nel Settembre del 2005. Da natale 2004, questi giorni per me sono una tortura intollerabile. Mi sveglio pensando a lui, o meglio, è il primo pensiero che giunge dopo avere allontanato quello di noi due. Tre fantasmi. E continuo, incessantemente, a rivivere quei momenti. Il suo dolore, la sua fame di vita e il dolore per non essere accanto alla donna che amava. Le sue di lacrime, quelle sì, lacrime vere, importanti, pesanti, dolorose. Quei giorni passati insieme, le risate condivise in culo al male che ti divorava, mi distruggono e riesco solo a pensare a quanto mi manchi e a tutto quello che ho perso con te. Tu e Luigia siete rimasti insieme per una vita, io la vita me la rovino non riuscendo a portare avanti manco mezza storia d'amore, anzi, dandomi da fare per rovinarle. Non lo so se riuscirò a stare bene da solo ma di sicuro rimarrò solo. Per mia scelta o meno. E quindi torniamo ai cinquanta.
Oggi mi rendo conto di non stare facendo molto per arrivarci, ma voglio dire a chi forse leggerà queste parole, che non mentivo quando ho detto che avrei potuto ripensarci.
Finite le Heineken, ora caffé e grappa di rosa, non ho la Berta né la Frescobaldi, mi dovrò accontentare. Anche perché la mezza di Absolut me la devo lasciare per stasera, prima di andare al SInister Noise per la Noche Del Santo Luchador, altrimenti farò i buffi anche da Massi. Lo riconosco, ho un problema. E pure grosso. Ma meraviglioso, come tutti i vizi. D'altronde, come diceva il sor Marcello, "l'omo nun pò campa' senza vizi". Sante parole. O meglio, parole di un santo, ovviamente il sor Marcello è morto di cirrosi epatica.
Luigia, SIlvano, tranquilli, va tutto bene. Va tutto bene. Male che vada (o bene, di nuovo), ci becchiamo tra cinque anni.
Un abbraccio a tutti, solo il meglio per chi amo.

P.s.: Cla', il Claudio dell'altra sera è morto. Ti puoi fidare, l'ho ammazzato io. Dillo pure ad Alessandra, potrebbe farle piacere saperlo.

P.p.s.: non dire niente ad Alessandra, quello stronzo è tornato zombieficato, più fetido e scassacoglioni di prima. Purtroppo non gli avevo staccato la testa, sai come vanno queste cose...

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